Si intitola così il nuovo inserto domenicale del Corriere della Sera. Oggi è uscito il primo numero e l’ho preso. Non compro un quotidiano da anni, ormai l’informazione per me passa solo attraverso internet. Un quotidiano significa impegno di lettura e quasi mai riesco a trovare il tempo che vorrei per concedermelo.
Anni fa era diverso. Ricordo che quando andavo all’Università consideravo mio dovere leggere i quotidiani per informarmi su cosa succedeva in Italia e nel mondo. Va detto che allora internet era meno diffuso e, comunque, io non l’avevo. Ricordo che mi ero presa l’impegno di comprarmi il Corriere almeno tre volte a settimana e leggermelo tutto (no, in realtà, alla fine, avevo optato per almeno un articolo a pagina ;-)). Scelsi il Corriere perché era il giornale che aveva sempre letto mio nonno materno. Mi sembrava, così, di onorare la sua memoria, di averlo vicino anche se non c’era più. Gli altri leggevano Repubblica, i più arditi il Manifesto. Io il Corriere della Sera. Mi sentivo grande. No, meglio, mi sentivo di giocare a fare la grande. Come quando da bambina giocavo a mamme con le mie amiche. Leggere il giornale mi faceva un po’ lo stesso effetto.
Oggi ho ripreso in mano quello stesso giornale e mi sono tornate in mente queste sensazioni. Ma, in realtà, non è di questo che volevo parlare. Volevo parlare del nuovo inserto dedicato alla lettura e consigliarlo caldamente a tutti. Non solo è ben realizzato, ricco di contenuti e di spunti ma contiene articoli o trafiletti di firme importanti del panorama culturale soprattutto italiano. Ci sono pure poche preziosissime righe di Vivian Lamarque, una delle mie poetesse preferite. Parlano di una nuova raccolta di poesie di Wystan Hugh Auden che dovrò procurarmi solo perché lo dice lei! E poi c’è un articolo di Erri De Luca che parla delle raccoglitrici di alghe africane. E siccome io De Luca devo rivalutarlo mi sono messa a leggerlo (tra l’altro è illustrato da bellissime foto in bianco e nero di Danilo De Marco che sono un piacere per gli occhi) ed ho trovato questo bellissimo passaggio:
Allora era al governo della vita il verbo condividere, che non arriva a fare parti uguali, ma vuole avvicinarsi a quel traguardo estremo. Perciò stanno piantate sotto la superficie dei miei sensi, le risate delle donne dei villaggi al pozzo, i loro denti musicali più dei tasti del pianoforte. Nel bagagliaio delle felicità ritrovo l’eleganza pura dell’anfora che ondeggia al ritmo di milonga sopra i corpi delle donne, come un loro leggero copricapo. Ritorna mentre scrivo, la grazia del loro portamento che nessuna indossatrice al mondo potrà pareggiare.
Davvero bellissime parole, nevvero?
E poi ci sono le pagine centrali dell’inserto che si intitolano Sguardi e sono dedicate ad arte, fotografia, architettura e design quindi, per me, assolutamente imperdibili.
Anche la parte delle classifiche è fatta molto bene sia a livello grafico (chiara e lineare) che di scelta editoriale (classifica generale e classifiche per generi, più uno sguardo sugli altri Paesi con le prime tre posizioni delle classifiche di USA, Inghilterra, Francia e Spagna. Da segnalare che la biografia di Steve Jobs è l’unico libro presente in tutte le classifiche. E poi qualcuno continua a negare che Jobs abbia cambiato il nostro mondo…).
Ma tutto questo era praticamente per segnalare il trafiletto intitolato La pagella e firmato Antonio D’Orrico. Si intitola King <<divorzia>> e torna Re. Ve lo riporto integralmente (l’amanuense che è in me ringrazia…). Dimenticavo, parla di 22/11/’63. E il voto è 10.
Da tempo Stephen King non era più lui. I fan non lo avrebbero ammesso nemmeno sotto tortura (se no che fan sarebbero?), ma i suoi libri non erano più belli come una volta.
Secondo alcuni, la crisi dello scrittore risaliva al 1999 quando fu investito, durante la quotidiana passeggiata della salute, da un furgoncino guidato da uno schizzato. L’incidente fu interpretato dallo scrittore come un avvenimento del destino e gli ingenerò grande inquietudine. Secondo me, la crisi preesisteva. Sui motivi c’era solo da sbizzarrirsi. C’è chi diceva: <<Troppi soldi, troppo successo>>. Vale a dire (secondo l’abbastanza spregevole motto di Steve Jobs) che King non aveva più fame. Altri sostenevano che non aveva più sete (nel senso che aveva smesso di bere e gli si era prosciugata l’ispirazione).
Personalmente propendo per la pista coniugale. La moglie di King, Tabhita, ha sempre preteso di essere scrittrice anche lei. In nome delle pari opportunità e delle quote rosa letterarie, deve avere talmente stressato il povero Stephen da fargli venire un paralizzante senso di colpa in merito al portentoso talento di cui madre natura lo ha dotato. Insomma, sembravano ormai al game over. E, invece, no. Qualsiasi cosa sia accaduta in questi anni di crisi ha smesso di accadere nel momento in cui King, ripescando un’idea di quando era sconosciuto, ha scritto 22-11-1963, il giorno in cui Lee Osvald uccise John Fitzgerald Kennedy a Dallas, la data spartiacque dopo la quale l’America non è stata più la stessa. King immagina che un tranquillo professore di letteratura scopra, per caso, la possibilità di viaggiare nel tempo e decida di impedire l’attentato. Sarà l’inizio di un incubo. Quello che lo apetta è una ri-creazione del mondo.
Dopo tante stupende storie diaboliche, Stephen King ha scritto il più divino dei suoi romanzi.
La gara tra Corriere della Sera e Repubblica, non smette di finire. Non so se ti ricordi il periodo delle Enciclopedie, uscivano dall’una e dall’altra parte praticamente lo stesso giorno.
Nel periodo dei libri poi, hanno fatto a gara a chi forniva la biblioteca più ricca.
Questa rubrica che citi, mi sembra speculare a quella che trovi il sabato su Repubblica e vedi le combinazioni della vita, proprio oggi, e non un altro giorno, Baricco inizia una rubrica su Repubblica sui più bei libri che ha letto negli ultimi dieci anni, ma guarda un po’ …
Poi a proposito del libro di King, ho leggiucchiato la quarta di copertina. Se vuoi alla fine di ogni capitolo ti faccio un riassunto con note a margine 🙂
Lo sai che ti odio, vero?
A parte questo hai ragione. E’ sempre così. Ricordo anche che praticamente in parallelo su Repubblica e Corriere uscirono i romanzi dell’Ottocento (o i grandi classici, qualcosa del genere). La concorrenza è praticamente in tutti i campi, ormai.
Io qualche anno fa leggevo con frequenza Repubblica. Era il periodo in cui mi illudevo che sarei diventato un giornalista 😀
Non ero ancora molto ferrato in materia, però ricordo che le pagine dedicate alla cultura – inserti credo non averne mai avuto sotto mano – erano quelle che leggevo con più piacere. Ora ho cambiato gusti e leggo solamente Il Fatto Quotidiano che su questo piano non mi è mai sembrato un chissà che. Però credo che con Repubblica a disposizione finirei per perdermi nelle pagine di politica e non uscirne più – cosa che già accade col Fatto.
L’inserto esce la domenica, eh? Vedremo…
Sì. A partire da ieri uscirà tutte le domeniche. Vale la pena darci un’occhiata almeno una volta. Comunque anche io ho letto Il Fatto, per un po’ e lo trovo un buon giornale per tanti aspetti, un po’ carente per altri.
Il fatto mi piace, però alcuni articolisti lasciano un po’ a desiderare. Però Padellaro è una garanzia.
Ti auguro una buona giornata e un buon inizio settimana,
Luciana
Ma grazie! Anche a te, naturalmente 🙂
meno male che allora la cultura in italia ricomincia ad ottenere qualche consenso! (si sa che se non c’è richiesta non c’è mercato, se pubblicano un inserto così si vede che qualcuno lo voleva! :D)
è rincuorante, specie quando le cose sono fatte bene!
Sono perfettamente d’accordo. Considerando, oltretutto, l’attuale crisi dell’editoria direi ceh è estremamente incoraggiante.
Compro un quotidiano della mia città, più per abitudine direi. Per il resto leggo sul web e con preferenza frequento il sito de La Repubblica.
La sfida fra i due giornali non finirà mai..
Buona serata
E’ interessante questo inserto. Vedrò, da Domenica prossima, di comprare anch’io il Corriere. In famiglia si usa comprare La Repubblica o La città. Per il resto si usa Internet. Vedrò di variare un pò gli usi una volta a settimana:D
@maria: Un po’ come fanno tutti, del resto. E poi il giornale rimane lì e lo si sfoglicchia giusto un po’. Difficile che lo si legga veramente.
@Cine Fatti: Prova per una volta. La prima uscita meritava. Se continua così promette bene. Standard sopra la media e qualità.
Sempre letto Repubblica, ma da un po’ mi urta il sistema nervoso e quindi ho smesso anche con quel quotidiano. Internet e basta. Certo, l’ idea di un inserto culturale ben fatto mi stuzzica. Magari potrei dargli una possibilità, se è così caldamente consigliato. La presenza di De Luca non mi invoglia all’ acquisto, questo è sicuro…
E comunque, su KIng, io ci spero davvero che questo romanzo sia buono. CI spero ogni volta che esce qualcosa di suo, in verità. Prima ci credevo. Adesso la speranza è flebile.
Non mi piace moltissimo il tono dell’ articolo e non vedo cosa c’entri la moglie, ma vabbè.
E’ che ultimamente, da quando la critica cosiddetta “alta” ha cominciato a rivalutarlo, in ritardo di qualche decennio, come sempre fa la critica “alta”, ha scritto le cose peggiori della sua carriera. Strana coincidenza.
Non mi sbilancio, Lucia, ma non vedo l’ora di arrivare alla lettura di Mucchio d’ossa. E’ il romanzo da cui, a mio parere, lo zio Stevie ha cambiato stile e approfondiremo anche il perché, dato che ho un paio di idee. In ogni caso a me la sua produzione più recente non dispiace affatto. Ne faccio più una questione di stile che di qualità.
Hai ragione, il tono del trafiletto è quello che è e, di sicuro, non è argomentato ma mi piace sentir dire che 22/11/’63 è un capolavoro. E’ musica per le mie orecchie!
Sui quotidiani quoto quello che hai detto. Ma dai una possibilità a La Lettura, per una volta, vale la pena.
Leggo Repubblica da 20 anni, da quando dopo la morte di mio padre ho cominciato a comprare io i giornali. Prima i miei leggevano il giornale (di Montanelli, non di Feltri) ed il tempo (sig). (Ebbene si, la mia famiglia era un po destrorsa). Ho avuto un atteggiamento opposto al tuo, hetschaap. Quando mia mamma mi ha detto che voleva che io comprassi il tempo perchè era il giornale di papa le ho risposto che il tempo se lo poteva comprare da sola, perchè io non volevo leggere un giornale di fascisti (eh si la delicatezza verbale e la diplomazia non è mai stato il mio forte, nonostante provenga da una famiglia di diplomatici di carriera).
Il Corriere della sera l’ho comprato qualche volta in assenza della repubblica, ma non mi piace. Non gli perdono certe sue posizioni troppo “centriste”.
Qui in Francia leggo le monde, le Monde diplomatique et Libe, ma saltuariamente.
Tu pensa che in casa mia, invece, hanno sempre comprato Il Tirreno che, secondo me, neppure giornale si può definire (tanto che tra amici lo chiamiamo Il Bugiardello). L’acquisto del Corriere della Sera, in questo contesto, mi sembrava un gesto sovversivo che denotava cultura e serietà 😉
E in effeti il corriere è un giornale serio, un po come le monde, secondo me, che parla male allo stesso tempo di sarko e dei socialisti
Grazie del suggerimento.
PS: Mi ha fatto sorridere il tuo “…E siccome io De Luca devo rivalutarlo…” 🙂
Nonostante l’avvento di internet, non ho mai smesso di concedermi il piacere di acquistare il quotidiano fresco ogni mattina, e me lo leggo al bar durante le mie colazioni solitarie, fra un morso di brioche e un tweet. 😉 E’ una di quelle buone abitudini che non ho mai abbandonato, nemmeno quando lavoravo all’estero. Ora che mi hai dato questa preziosa dritta, vedrò di acquistare il Corriere. Grazie 🙂
@Papero: sono una che ascolta i consigli 😉
@Sonja: come sei brava! Io ho smesso perché mi si accumulavano lì i quotidiani senza che avessi il tempo di leggerli ed era una cosa che non potevo sopportare. Ma quanto vorrei trovarlo questo tempo…
Anche io! 😉
E’ un rituale irrinunciabile, sono terribilmente abitudinaria: la stessa brioche, lo stesso tavolino, il caffè preso in tazza grande, il quotidiano piegato in un certo modo durante la lettura….
L’unica cosa che è cambiata, è che da 3 anni non ci accompagno più la sigaretta 🙂
E questo cambiamento non può altro che essere a tuo favore! 😉